Roberta Foglino – 2011

“Tutte le cose possono avere un’anima. Basta saperla trovare.” Sintetizza Mauro Felici nell’inciso che apre la pubblicazione fotografica sulla collezione PEPPERLIFE nel 2004. Piero Leonardi focalizza il senso della sua ricerca proprio in quegli anni.
La collezione è lo spunto per l’avvio dell’epistemologia fotografica dell’artista che, attraverso una lettura pareidoleica di frutti semplici della natura come i peperoni, rintraccia la loro “essenza”, riconosce la presenza di un’anima anche per le cose.
La curiosità percettiva pioneristica di Piero Leonardi lo conduce a indagini continue, ad approfondimenti estetico-filosofici che fanno della fotografia il mezzo, lo strumento attraverso il quale l’artista ricerca aspetti che vanno oltre al comune vedere, per superare l’impatto visivo e penetrare un’essenza più nascosta alla superficialità dello sguardo.
La fotografia in PEPPERLIFE non è dunque la foto-copia della realtà, piuttosto la sua trasfigurazione, acuta ed emozionata.

Elio Pecora – 2004

Nella lunga storia della poesia e della pittura, o in quella più recente della fotografia, non mi pare siano stati eretti, fino ad oggi, veri e propri altari ai peperoni.
Certo in pittura ne abbiamo ammirate, in diverse opere, le saporose e colorite sembianze, mai però in una varietà così ampia e composita quanto nella successione estesamente vista e fotografata da Piero Leonardi.
Così da poter affermare che il fotografo ha consegnato il frutto della terra, commestibile e marcescibile, alla durata della luce, destinati così a durare.
In tal modo il peperone, mai perdendo la sua “individualità”, ci si rivela ben oltre la sua eccellenza cibaria.
Le sue forme lo assomigliano e lo mutano in persone ed eventi.
Subito si distingue nella famiglia delle verdure: Alto, slanciato, forte, levigato, ma anche elegante, maestoso, si mostra e si dimostra creatura mutevole, teatrante nella commedia dell’esistenza.
E tutto accade in allegria, ché la ricerca giocosa è anche celebrante, e nella celebrazione non cede all’enfasi, né al facile godimento.
Così due mezzi peperoni diventano persone affacciate a una finestra, un peperone fa il moccolo, uno tagliato a metà si dispera e si sbraccia come la disperata Butterfly, altri due se ne stanno allacciati come feti, e ancora uno ha la bocca spalancata di un cobra, la furia ardente di un vulcano in eruzione, l’attrattiva di un corpo femminile con fianchi poderosi, e ancora.
Né questo figlio delle solanacee manca di ascendenze storiche, di legami con la grande arte e con le scienze se qui tornano calzanti i riferimenti ai romani rapitori di donne sabine, al grido di Munch, alle sculture di Manzù, al Caronte dantesco, infine al big bang e al Dio della creazione che ne permette la presenza.
Insomma lo studio di Leonardi si presenta come una glorificazione dovuta e un invito giocoso a godere del peperone cibandosene e coronandone pranzi e cene.
Ma arriva ad essere anche una riprova che la vita nei suoi tanti aspetti e nelle sue innumerevoli verità può rivelarsi anche solo in una verdura di stagione.
error: Contenuti protetti dal diritto d\\\'autore la copia non autorizzata è un reato.