Giancarlo Bonomo – 2021

E’ un radicato luogo comune considerare che la fotografia sia lo specchio fedele e perfetto della realtà, al punto che nessun pittore o scultore ne possa eguagliare la veridicità oggettiva.

Nata come rivoluzione tecnologica utilizzata a scopo documentaristico e scientifico, oltre che nella ritrattistica, nel tempo ha conquistato spazi di comunicazione sempre più importanti, fino ad assurgere a pieno titolo la forma di espressione artistica.

La fotografia personalissima di Piero Leonardi sembra dimostrare ch’essa non solo possa riprodurre la realtà visibile ma spingersi anche oltre, al punto da rivelare microcosmi nascosti, celati dalla banalità e dall’indifferenza di uno sguardo distratto. Ed è incredibilmente singolare il rapporto che Leonardi stabilisce con le cose del mondo.
La sua prima conquista è la scelta del soggetto, poi dell’inquadratura e, in seguito, del momento giusto, del cosiddetto tempo dell’opportunità. Ovvero, scegliere non solo l’angolazione ottimale dei soggetti apparentemente semplici, spesso suggeriti dalla Natura, ma anche l’attimo irripetibile, colto in una particolare condizione non solo esteriore, ma anche interiore.
Perché non basta individuare il contenuto. Bisogna saper metterci del proprio, entrare in una forma di dialogo e, nel caso del nostro fotografo, di rapporto emozionale. Ecco allora che il soggetto muta, si plasma a seconda di un determinato stato d’animo.

Ci si accorge che le cose non sono solo forme materiali ma, viceversa, forme animate dall’afflato impresso dal creatore che le ha prescelte e rese protagoniste. La fotografia, dunque, va oltre se stessa e la macchina diviene un prolungamento dell’occhio umano, una sua protesi vivente che cattura dimensioni nascoste ed emozioni allo stato puro. Ma il segreto di Piero Leonardi è anche nel rigorosissimo e certosino sistema di lavoro e valorizzazione del suo prezioso materiale artistico.

Le immagini incantanti, strappate alla distrazione del mondo, raccontano in maniera esplicita la complessità di uno studio, dalle riflessioni preliminari inerenti l’individuazione dei soggetti alla preparazione degli strumenti di lavoro, fino alla catalogazione.
Così, le ricercate collezioni raccolgono autentici frammenti di Cuore, Bellezza, o scorci di pacificante contemplazione.

Nella serie denominata ‘Purgatory’, ad esempio, sono i paesaggi pieni di neve dei nostri Appennini, nell’assoluta rarefazione di riferimenti visivi, a restituirci la dimensione di un Indistinto, di un non-luogo che ci pone dinanzi a noi stessi. E’ naturale percepire quel senso di smarrimento ma, ed è questo il forte rimando quasi filosofico, non è un horror vacui disperante, specchio del Nulla.
Viceversa, esso è un Vuoto attivo, propedeutico a contenere un Pieno, ad aprirsi a soluzioni nuove e scenari alternativi che seguiranno.
Qui egli ricerca la complicità con la Natura, con l’ineguagliabile forza che certo sa distruggere ma anche creare e mostrarsi in tutta la favola bella dei suoi molteplici aspetti, nella ricchezza di solchi, tracciati, profili orografici, quando giunge il disgelo e – come nel caso della collezione ‘Landsigns’ – tutto riappare in una veste inedita, rivitalizzata.
Leonardi, nella consapevolezza che ben presto tutto muterà aspetto, si precipita a catturare quelle cartoline visionarie, quasi fossero un inestimabile tesoro concesso dal tempo alla Natura. E questi enigmatici alfabeti vengono cristallizzati nella raffinata ed austera bellezza di quel bianco e nero che ci costringe a guardare, anzi vedere, il dettaglio senza l’invadenza squillante del colore che distoglie, portandoci lontano da quel Silenzio in divenire che è incomparabile e misterioso linguaggio, reso ancor più evidente nella scelta dei controluce che esaltano, per contrasto, linee, contorni, superfici.

Motivi che il nostro fotografo ha ritrovato, seppure in forma diversa, nei candidi deserti di gesso del New Mexico, riepilogati nella serie ‘Graphics’, dove i rarissimi tracciati paiono un racconto ancestrale tutto da decifrare, in cui il divino sembra volerci comunicare per codici una Verità assiomatica.
Eppoi il sottosuolo, in ‘Underworld’, dove l’obiettivo attento raccoglie le pennellate policrome compiute dal vento e dall’acqua nell’arenaria di un celebre ‘slot Canyon’ dell’Arizona. Qui, la meraviglia del suo sguardo si rende manifesta.
In questo ‘Paradiso al contrario’, come da lui battezzato, l’emozione è letteralmente viscerale, in tutti i sensi.
Nei fondi scuri la delicatissima bellezza di quegli incanti naturali è catturata con mano leggera e sguardo pieno di una felicità incolpevole, inenarrabile, che traspare a noi chiara ed evidente, fra gli sfumati discreti, appena carezzati dalla luce.

Una capacità di indagine coinvolgente e suggestiva che troviamo anche nella serie dedicata alle rocce colorate delle Alpi Apuane, sconfinanti in quell’astrazione cromatica che la Natura ha compiuto con il pennello dei secoli e dei millenni, al pari dei grandi pittori d’avanguardia dell’ultimo Novecento. Ma, nell’apparente semplicità di Leonardi, che si traduce poi in una complessità risolta, c’è spazio anche per la realtà della vita quotidiana.

Nella collezione ‘Off’, siamo a Riccione. La stagione balneare è terminata da poco, e lo sguardo si posa dolcemente sugli oggetti abbandonati nelle spiagge che ora nessuno guarda più. E qui, nuovamente, l’uso sapiente del bianco e nero esalta una condizione struggente dell’animo, pervaso da quel senso di malinconia quasi dechirichiana del tempo trascorso, di una gioia festosa appena scivolata via. Ed è curioso notare come le sedie, le panchine, gli ombrelloni, sembrino persone più che oggetti.
Persone che ora non sono più utili a nessuno e che un’umanità dal cuore di pietra ha abbandona in balìa di se stesse, in un riposo perenne.

La stessa amarezza pensosa che – con tinte drammatiche – l’occhio fotografico coglie nella serie ‘The other doll’, la storia altra di una Barbie paradigmatica che racconta le vicende tragicamente attuali di tutte le donne violentate nel corpo, nel cuore e nella dignità.
Il riferimento realistico qui è tangibile, concreto. Non vi sono simbolismi. Tutto appare nella crudele e feroce verità della vita, fino al punto in cui la Barbie si dissolve fra una miriade di granelli di sabbia.

Ma, fra le tante facce che presenta l’esistenza in tutti i suoi regni, non poteva mancare l’aspetto più ludico e gioioso che ci solleva il cuore. Ed è il caso delle due collezioni: ‘Butterflowers’ e ‘Pepperlife’, ovvero vite, sogni, aspirazioni e volteggi, rispettivamente, di papaveri e peperoni. In questi due soggetti, che potrebbero essere banalissimi e scontati, Leonardi compie con la sua macchina autentiche evoluzioni sul piano delle inquadrature e del taglio dei soggetti, nel vero senso della parola. Ecco che i papaveri, da sempre desiderosi di librarsi in aria verso il cielo, finalmente realizzano il sogno. I petali vermigli si stagliano nel contrasto assoluto di un cielo azzurrissimo e volano, volano lontano.
Si scoprono così forme inusuali e curiosissime create dal vento che carezza i petali sospingendoli verso l’infinito.
I peperoni, sdoganati dalla dispensa, aspirano invece ad avere espressioni, posture ed emozioni simili agli umani e non ai vegetali.
Leonardi li accontenta. Ed è un trionfo di smorfie, boccacce, e atteggiamenti somiglianti ai nostri tic, alle nostre pulsioni esibizionistiche.
Nella curiosa meraviglia, non potremmo mangiarli, ma solo seguitare ad osservarli divertiti, come piccoli capolavori di scultura vegetale.

E’ dunque la vita silente delle cose ed i molteplici aspetti della stessa, il tema dominante di una passione che è diventata arte vera.

Leonardi avrebbe potuto raccontare il mondo in mille modi, con la sensibilità del suo sguardo e la tecnologia avanzata delle macchine. Avrebbe potuto realizzare reportage di inchiesta o straordinari servizi di paesaggio, scienze applicate o archeologia. Ma, la sua scelta è stata diversa. Ha semplicemente seguito se stesso con dedizione e metodo, coltivando il desiderio di porre in luce ciò che pochi vedono.
Una sorta di realtà parallela con un profondo insegnamento: che la vita è fatta soprattutto di punti di vista, di modo di osservare ed interpretare le cose.

La chiave per costruire forme-pensiero diverse dal consueto si trova dentro di noi, così come la facoltà di allontanare quelle convinzioni preconcette che sovente distruggono sentimenti, aspirazioni, talenti e, nell’ipotesi peggiore, vite intere.
In fondo, basterebbe spostare l’attenzione di poco per vedere meglio con sguardo nuovo. Ma, quel poco, potrebbe cambiarci la vita interiore. Per sempre.

 

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